La storia della caccia alle streghe, che ha segnato l'Europa tra il XV e il XVII secolo, è intrisa di pratiche violente e credenze distorte. Tra queste, spicca la ricerca del marchio del diavolo, un presunto segno fisico che avrebbe dimostrato un patto tra l'accusata e Satana. Questo marchio, noto anche come "stimmate infernali", era un elemento dal significato simbolico e successivamente anche giuridico: rappresentava la prova tangibile dell'appartenenza della strega al regno demoniaco, un’idea che rifletteva il contesto culturale e religioso del tempo.
Il concetto del marchio del diavolo si sviluppò in opposizione alle stimmate cristiane, considerate segni divini che certificavano la santità di pochi eletti. Allo stesso modo, si credeva che Satana marchiasse le sue seguaci per suggellare un patto indissolubile, rendendole sue servitrici. Questo marchio non era solo un simbolo di appartenenza ma anche una prova fisica utilizzata durante i processi per stregoneria per aggravare l'accusa contro la presunta strega.
A partire dal 1500, questa credenza si radicò principalmente nei territori protestanti, come la Svizzera, i Paesi Bassi, la Scozia e l'Inghilterra, dove la demonologia era strettamente legata alla necessità di identificare e combattere il male percepito come concreto e tangibile. Nei territori cattolici, invece, il fenomeno veniva spesso interpretato in modo differente, associandolo più frequentemente a questioni teologiche o politiche, come il bisogno della Chiesa di consolidare il proprio controllo su territori ancora instabili o contesi.
La ricerca del marchio sui corpi delle donne accusate di stregoneria era una pratica umiliante e invasiva. Le imputate venivano spogliate completamente e spesso rasate per eliminare ogni possibile occultamento del marchio, che si credeva potesse trovarsi sotto i capelli o i peli corporei. Le parti più ispezionate erano quelle generalmente coperte e considerate intime: ascelle, cuoio capelluto e soprattutto la zona genitale.
Un esempio concreto di come avveniva l’ispezione è riportato in documenti processuali dell’epoca. Durante un processo in Scozia, la strega veniva condotta in una stanza buia, legata per evitare reazioni violente e sottoposta all'esame di una squadra composta da "esperti" e spesso anche da donne designate per rendere l’operazione meno scandalosa. Dopo la rasatura, ogni centimetro del suo corpo veniva esaminato con cura, alla ricerca di voglie, nei, cicatrici o escrescenze. Quando si individuava un segno sospetto, si procedeva a trafiggerlo con un punteruolo. L'assenza di dolore o sangue era considerata una prova schiacciante che quel segno fosse il marchio del diavolo, in quanto si credeva che Satana avesse "ucciso" quel tessuto per renderlo insensibile.
In Inghilterra, era comune l’utilizzo di “prickers”, aghi o strumenti affilati utilizzati appositamente per queste verifiche. Alcuni di questi strumenti erano truccati: aghi retrattili che, spingendosi dentro l’impugnatura, davano l’illusione che il marchio fosse insensibile. Questi metodi servivano non tanto a scoprire la verità quanto a giustificare le accuse già mosse contro l’imputata.
Il marchio poteva essere qualsiasi anomalia visibile o percepita come tale. Tra gli esempi più comuni vi erano:
Voglie vistose o dalla forma irregolare, nei particolarmente prominenti o dalla forma asimmetrica, cicatrici dall’origine sconosciuta, soprattutto se non spiegabili razionalmente dall’accusata, escrescenze cutanee o porri, considerati segni particolarmente sospetti poiché potevano "sporgere" dal corpo.
Con il tempo, nelle regioni anglosassoni si diffuse la convinzione che il marchio del diavolo non fosse solo un simbolo visibile, ma anche un punto di "contatto fisico" con Satana. Si credeva, infatti, che il diavolo lo usasse per nutrirsi del sangue delle sue seguaci, in un’oscura parodia come di un legame tra madre e figlio.
La caccia alle streghe non si limitò a colpire fisicamente le donne accusate, ma lasciò profonde ferite nella psiche collettiva e nella cultura. Per secoli, il timore di essere accusate di stregoneria influenzò il comportamento delle donne, portando molte a conformarsi a modelli sociali repressivi. L'unicità, l'indipendenza e persino la conoscenza venivano spesso percepite come pericolose, spingendo le comunità a marginalizzare chiunque uscisse dagli schemi.
Questa paura ha avuto effetti duraturi: lo sfaldarsi dei legami comunitari, il distacco dal folklore locale e la crescente tendenza a omologarsi a modelli di "brava ragazza" sono fenomeni che trovano radici nella psicosi collettiva instauratasi durante i secoli della caccia alle streghe. Ancora oggi, permane una sorta di diffidenza verso ciò che è "magico" o unico, una paura ancestrale che riecheggia quel tempo in cui essere speciali poteva significare una condanna a morte.
La storia del marchio del diavolo non è solo un capitolo di superstizione, ma un monito sul pericolo di utilizzare il corpo e l'unicità delle persone come strumento di controllo. Riconnettersi con la propria autenticità e abbracciare ciò che ci rende diversi è un atto rivoluzionario che rompe secoli di conformismo e repressione.
La magia, in fondo, non è altro che questo: la celebrazione della nostra capacità di essere pienamente noi stessi, nonostante le paure e i pregiudizi del mondo che ci circonda.
Con Infinito amore
Carla Babudri
La strega con le stimmate e il marchio del diavolo.
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*Conosci le immagini e non sono nominate all'interno del mio sito o il manca il nome dell'artista?
Ti chiedo gentilmente di informarmi cosi posso onorare il lavoro dell'artista.
Mi astengo da qualsiasi responsabilità per le immagini o foto in cui non viene menzionato l'artista, prelievo tutto da internet e qualora fosse indicato il nome dell'autore è mia premura nominarlo, SEMPRE!
Grazie Carla
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