L'inverno stringe ancora la terra nel suo abbraccio gelido, ma sotto il manto di neve qualcosa si muove, silenzioso. Un fremito impercettibile annuncia il risveglio: siamo in quel momento di soglia, in cui la luce inizia timidamente a farsi strada tra le ombre, segnando il passaggio dall'attesa a
E se attraversiamo questa soglia insieme?
Dal Gelo al Germoglio è un viaggio di cinque settimane per accompagnare il passaggio dall'inverno alla primavera. Un percorso tra miti, incantesimi e saggezze ancestrali , per vivere consapevolmente questa trasformazione e lasciarci guidare dal ritmo sottile della natura.
Come funziona?
Ogni settimana esploreremo una soglia con:
Un racconto evocativo legato alla stagione e ai suoi simboli
Un incantesimo per lavorare con l'energia del momento
Un rituale per immergerci nella magia del passaggio
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Lasciati guidare dalla luce che ritorna, segui il ritmo della trasformazione.
È il momento di attraversare la prima soglia. Sei pronta/o?

Settimana n. 1: Il Risveglio - Brighid, La Cailleach, Bucaneve e Venti Invernali
Il Viaggio
L’inverno è il tempo del silenzio, della neve che copre ogni cosa, delle notti lunghe e misteriose.
È il tempo in cui la terra sembra addormentata, immersa in un sonno profondo e impenetrabile.
Gli alberi spogli tendono i loro rami verso il cielo, come antichi vegliardi in ascolto del brusio del vento. Il ghiaccio avvolge i corsi d’acqua, e il paesaggio si trasforma in un regno di cristallo, un santuario di quiete e riflessione.
Ma sotto questa superficie gelata, qualcosa si muove.
Nel cuore della terra, sotto le radici nodose e le rocce antiche, il fuoco segreto della vita attende il momento giusto per tornare a splendere. Com’è è bello quella zona liminale del tempo che piano si risveglia, un momento magico e impercettibile in cui l’equilibrio comincia a mutare. Si percepiscono i primi segni della primavera che iniziano a emergere timidamente: la luce del giorno si allunga, il ghiaccio si scioglie nelle prime gocce d’acqua che scorrono sulle pietre e, nei boschi, il richiamo del vento inizia a raccontare un’altra storia.
Come amo questo momento fatto di quiete e tempesta…
In questo viaggio, ci immergeremo in uno dei momenti più antichi e potenti del ciclo naturale: il confronto tra La Cailleach, la Regina dell’Inverno, e Brighid, la Fanciulla della Primavera, due forze primordiali che si contendono il dominio sulla stagione, in un eterno gioco di equilibri e trasformazioni.
Ci lasceremo guidare dal folklore e dalle storie antiche per comprendere il valore di questo passaggio che appartiene alla natura, ma anche a noi. Come la terra si prepara a risvegliarsi, così il nostro spirito ha bisogno di questo momento di transizione, di un tempo per rielaborare il passato e accogliere il nuovo.
Seguiremo il cammino dei bucaneve, quei piccoli fiori bianchi che osano sfidare il gelo per annunciare che la primavera è alle porte. Essi ci condurranno verso un luogo simbolico e sacro: l’Isola Verde, dove la luce comincia a crescere e il cambiamento si fa tangibile.
Qui, in uno spazio senza tempo, berremo dalla Fontana dell’Immortalità, simbolo della rinascita, e lasceremo che la nostra anima accolga la sua energia rinnovatrice.
Questo viaggio è osservazione interiore, cambiamento del nostro stato e della stagione, è un percorso interiore, un invito a riscoprire il nostro potere di trasformazione. Così come la Cailleach cede il passo a Brighid, vediamo scivolare le sue vesti mentre si accinge ad uscire, anche dentro di noi avviene una battaglia simile tra ciò che siamo stati e ciò che stiamo per diventare. Questa settimana sarà dedicata all’esplorazione di questa fase delicata e potente, con riflessioni e un rituali per accompagnare il nostro personale risveglio.
Il dominio della Cailleach
Nelle fredde distese dell’inverno, avvolta dai venti gelidi che ululano tra le montagne, si aggira la Cailleach, (ancora è tra noi) l’antica Strega delle Montagne. Il suo nome risuona nei racconti tramandati di generazione in generazione, evocando la potenza primordiale della natura selvaggia e inarrestabile. La sua presenza è avvolta dal mistero, una figura antica come il tempo, con la pelle dura come la roccia e gli occhi che riflettono il ghiaccio eterno delle vette più alte.
La Cailleach governa i mesi più rigidi dell’anno con pugno di ferro, dominando i paesaggi brulli e le terre dormienti. Si dice che il suo respiro porti il gelo e che il suo martello di pietra, con un solo colpo, sia capace di modellare montagne, scavare valli e mutare il paesaggio stesso con la sua volontà. Ogni suo passo scuote la terra, lasciando dietro di sé orme di tempesta e silenzio.
La sua stagione inizia con il Samhain e si protrae fino ai giorni in cui non lascia il passo alla primavera. Durante questo periodo, la sua ombra avvolge il mondo, le giornate si accorciano e la natura sembra fermarsi sotto il suo incantesimo di gelo. Ma nonostante il suo potere apparentemente assoluto, ogni inverno è destinato a finire.
Secondo il folklore celtico, il dominio della Cailleach si estende fino all’approssimarsi della Candelora, il punto di svolta che annuncia il ritorno della luce. Si narra che, durante la vigilia della Candelora, la Cailleach esca in cerca di legna per il fuoco. Se il giorno successivo è limpido e soleggiato, significa che la strega ha raccolto abbastanza legna per prolungare il suo regno invernale. Se invece il cielo è grigio e piovoso, significa che la sua forza si sta affievolendo e che la giovane Brighid, la Fanciulla della Primavera, lentamente è pronta a prendere il suo posto.
Nel corso dei secoli, la Cailleach è stata temuta e venerata, per molti, è un simbolo di resilienza, della forza necessaria per sopportare il freddo e l’oscurità, mentre per altri è il volto stesso della natura nella sua forma più spietata e selvaggia. Ma come ogni ciclo naturale, anche il suo dominio ha una fine, cedendo il passo al ritorno della vita e della fertilità della terra.
Eppure, anche quando la primavera avanza e la sua presenza si fa più lontana, la Cailleach non scompare del tutto. Si dice che si ritiri tra le montagne, addormentandosi fino al ritorno del prossimo inverno, quando il suo richiamo risuonerà ancora tra le cime innevate, annunciando un nuovo ciclo di trasformazione e rinnovamento.
Sono le zone liminali che lasciano il posto a chi siamo veramente

Brighid: il ritorno della Luce
Brighid è la fiamma che oscilla nel cuore della notte, il primo raggio di sole che spezza il gelo dell’inverno, è la giovane fanciulla della primavera, colei che porta con sé il risveglio della terra e la promessa di giorni più caldi e luminosi, un profondo movimento interiore: Brighid è l’energia della trasformazione, la scintilla di speranza che, anche nei momenti più bui, continua a bruciare in silenzio, aspettando il momento giusto per divampare.
Nel cuore dell’inverno, quando tutto sembra immobile e silenzioso, c’è una sottile vibrazione, un impulso nascosto che annuncia il cambiamento, è Brighid che si prepara, mormorando alle radici sotto la terra gelata, esortando i semi a svegliarsi dal loro sonno. Lei è il richiamo della vita, la voce che ci invita ad aprirci di nuovo al mondo, a lasciar andare il torpore e l’immobilità per muoverci verso la crescita e la rinascita.
Soffia sui semi…gli infonde fiducia…
Il suo archetipo è quello della fanciulla coraggiosa, dell’innocenza che si fa audacia, della creatività che prende forma. Brighid rappresenta quel momento interiore in cui ci sentiamo pronti a rimetterci in gioco, a credere nuovamente nei nostri sogni, anche dopo un periodo di chiusura e riflessione. È la forza dell’intuizione, la capacità di guardare avanti con fiducia, anche se le prime orme che lasciamo nella neve sembrano esitanti.
Secondo il folklore, ogni anno Brighid affronta la Cailleach in una battaglia ciclica per il trono stagionale. L’inverno e la primavera si fronteggiano in un eterno gioco di equilibri: la vecchia e la giovane, il riposo e il movimento, il letargo e la rinascita.
Brighid è anche il fuoco della guarigione, della poesia e dell’ispirazione, è la fiamma che scalda, ma che illumina anche il sentiero, mostrando nuove possibilità e prospettive. Nei tempi antichi, le sue sacerdotesse custodivano il suo sacro fuoco nei templi, alimentandolo giorno e notte, simbolo dell’energia vitale che non deve mai spegnersi. Oggi, quel fuoco vive ancora dentro di noi, come desiderio di espressione, come voglia di ricominciare, come la forza invisibile che ci spinge a rialzarci dopo ogni inverno della nostra anima.
Richiama i templi delle vestali le antiche sacerdotesse della Dea Vesta.
Accogliere Brighid nella nostra vita significa permetterci di credere nella rinascita, di ascoltare il nostro desiderio di luce e di crescita, e di onorare quel delicato momento in cui sentiamo che qualcosa sta cambiando dentro di noi, e avere il coraggio di seguirlo. Brighid ci insegna che, anche dopo il gelo più rigido, la primavera troverà sempre la strada per tornare.
Ho fiducia. Oltre l’oscurità c’è la luce

I Bucaneve e il Segnale del Risveglio
Nel silenzio ovattato dell’inverno, quando la terra sembra voler restare raccolta ancora su se stessa e il gelo avvolge ogni cosa in un manto di immobilità, qualcosa di quasi impercettibile inizia a muoversi. È un segnale lieve, un brusio che sfida il freddo più rigido: i bucaneve fanno la loro comparsa. Minuscoli e delicati, eppure incredibilmente resistenti, spuntano dalla neve come piccole lanterne bianche, annunciando che il cambiamento è vicino.
Questi fiori, pur nella loro apparente fragilità, racchiudono una forza straordinaria. Sono i primi a osare, i primi a sfidare l’immobilità dell’inverno, spingendo le loro radici sotto il suolo ancora ghiacciato per farsi strada verso la luce. Non hanno paura del gelo né della neve che li circonda: la loro stessa esistenza è un atto di coraggio, un inno alla vita che desidera mostrarsi.
I bucaneve incarnano il momento esatto in cui sentiamo il bisogno di riemergere dopo un periodo di introspezione o difficoltà, sono la scintilla del risveglio interiore, la delicatezza della speranza che si insinua nei momenti più bui, ricordandoci che nulla resta fermo per sempre. Ci insegnano che anche quando tutto sembra immobile, dentro di noi esiste una forza sottile che ci guida verso il cambiamento.
C’è qualcosa di profondamente poetico nel modo in cui questi fiori annunciano la primavera prima ancora che l’inverno abbia ceduto il passo del tutto. Non aspettano condizioni perfette per emergere, non attendono che il freddo sia svanito: semplicemente rispondono al richiamo della loro natura. Così anche noi possiamo imparare a fidarci del nostro istinto, a riconoscere il momento in cui siamo pronti a riaprire gli occhi al mondo, anche se tutto intorno sembra ancora avvolto nell’ombra dell’inverno.
Seguire il sentiero dei bucaneve significa accogliere il risveglio come un processo graduale. Non c’è bisogno di affrettare nulla: la trasformazione avviene a piccoli passi, con la stessa grazia con cui questi fiori si fanno strada attraverso il ghiaccio.
E così, mentre il mondo ancora dorme sotto la neve, i bucaneve mossi dal vento, silenziosi ci dimostrano che la vita è già in movimento, che la primavera è vicina, e che dentro di noi c’è già tutto ciò che serve per fiorire di nuovo.
Con Amore
Carla Babudri
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Ti chiedo gentilmente di informarmi cosi posso onorare il lavoro dell'artista.
Mi astengo da qualsiasi responsabilità per le immagini o foto in cui non viene menzionato l'artista, prelievo tutto da internet e qualora fosse indicato il nome dell'autore è mia premura nominarlo, SEMPRE!
Grazie Carla
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