Confessioni di una strega delle caverne
- Carla Babudri
- 1 apr
- Tempo di lettura: 4 min
Primavera, scusami, ma non ti sopporto.
C’è chi alla primavera spalanca le finestre, si innamora del sole e comincia a vestirsi di colori pastello. E poi ci sono io, strega delle caverne, fiera, pallida, rigorosamente in nero.
Ogni anno, quando i primi pollini incontrano l’aria come fate ubriache, il mio corpo suona l’allarme: prurito al naso, occhi che lacrimano come nei finali struggenti dei film francesi, e pelle che urla: “ritirati, subito, al buio”.
Il cambio dell’ora mi disorienta, una tragedia! Mi sveglio come dopo un incantesimo sbagliato, con quel sole alto, invadente, mi acceca l’anima, cosi esagerato, prepotente, troppo.
E io mi ritraggo, come un animale notturno disturbato da un riflettore.
Cerco rifugio nella penombra, sogno caverne fresche, silenziose, con stalattiti che sembrano sentinelle immobili del mio tempo lento.

In estate, poi, si consuma la mia personale tragedia greca.
Il nero che tanto amo si trasforma in un abbraccio bollente, gli occhiali da sole non bastano: la luce filtra ovunque, mi rincorre, mi accusa di essere fuori posto.
Metto le mani sul volto, come chi si protegge da una verità troppo scomoda.
La mia pelle si brucia al primo saluto del sole e cosi sono alla ricerca disperata dell’ombra come un miraggio nel deserto.
L’umidità mi si appiccica addosso come un incantesimo mal riuscito, e io sogno la nebbia, non il mare.

Mi sento in esilio.
Io sono fatta per il sottobosco, per le penombre che filtrano tra i rami, per i pomeriggi corti di sole che lasciano spazio alle candele accese e al vento che batte alle finestre come un vecchio amico.
Io amo il tempo che si contrae, le ore che sembrano sospese, i silenzi che parlano, forse anche di quella malinconia che evoca ricordi belli.
Mi sento in esilio temporaneo dal mio vero regno: l’autunno.
Lì io torno viva.
Quando l’aria profuma di legno bagnato, di castagne, di sogni silenziosi e vecchie leggende dimenticate.
Amo la caduta lieve delle foglie, gli alberi che si arrendono con grazia, il sole che accarezza senza invadere, è lì che mi risveglio: con un libro, una tazza di tè speziato, i miei cagnolini ai piedi e il silenzio che racconta storie.
È lì che ricomincio a scrivere, a sognare, a creare e le mie bambole che profumano di lavanda e si nutrono di quella luce morbida che solo ottobre conosce.
Sono fatta di autunno, di inverni rigidi, di neve che scende lieve, io non sboccio: muto, lentamente, ed è tutto cosi meravigliosamente magico.
E mentre ora il mondo si riempie di margheritine, di corse nei prati e picnic al sole…io sogno la mia caverna, la mia lanterna accesa, il mio tempo sospeso.
E cammino scalza nei corridoi invisibili tra i mondi, dove la primavera e l’estate non mi vedono.
Ti aspetto con amore ottobre.
In devozione,
una strega allergica ai fiori.
Carla Babudri
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*Conosci le immagini e non sono nominate all'interno del mio sito o il manca il nome dell'artista?
Ti chiedo gentilmente di informarmi cosi posso onorare il lavoro dell'artista.
Mi astengo da qualsiasi responsabilità per le immagini o foto in cui non viene menzionato l'artista, prelievo tutto da internet e qualora fosse indicato il nome dell'autore è mia premura nominarlo, SEMPRE!
Grazie Carla
bellissimo condivido in pieno. Anche se sono nata a luglio quando il sole era allo zenith amo la notte e ritirarmi nella frescura della penombra