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La fascinazione e il maleficio

“L' occhio manifesta molte cose magiche, poiché incontrandosi un uomo con l'altro, pupilla con pupilla, la luce più possente dell'uno abbaglia e abbatte l'altro che non può sostenerla”

T. Campanella, Del senso delle cose e della magia.


“lu ‘nfascinu” una forma di “maleficio”, anche involontario, lanciato principalmente per mezzo dello sguardo.


Nella tradizione culturale della nostra penisola, il rito della fascinazione nei tempi passati era molto utilizzato, e i rituali di guarigione connessi al fascinum rimandano al mito di Demetra, nutrice, guaritrice e protettrice come dispensatrice dei rimeni magici.


Il rituale esplorativo per capire se una persona era affetta o meno da maleficio, veniva fatto dalle nostre nonne con l’utilizzo della bacinella in cui si versavano gocce d’olio a scopo divinatorio e diagnostico in cui si osservava il comportamento delle gocce di olio per individuare nel soggetto se era stato affascinato.


Vittime dell’affascino possono essere tutti, soprattutto i soggetti vulnerabili, bersagli di sguardi e attenzioni in particolari parole legate alla bellezza, ma anche bambini/e e fanciulli/e.


Sulla vetta, olio su tela, 1903. Pascal-Adolphe-Jean Dagnan-Bouveret (Francese, 1852-1929)._edited
Sulla vetta, olio su tela, 1903. Pascal-Adolphe-Jean Dagnan-Bouveret (Francese, 1852-1929)._edited

Le modalità di trasmissione sono: sguardo, parole anche complimenti, gesti, contatto fisico come carezze e toccamenti;


- sintomatologia: mal di testa, vomito, sonnolenza, pesantezza delle palpebre, perdita delle forze, pallore, febbre, intontimento, spossatezza, dolori diffusi;


-aggravamento dei sintomi non accompagnato da “cure”: morte;


- tipologia del “male”: maleficio (anche e spesso involontario);


-riti preventivi: amuleti (“cornetti” appesi al collo), immagini sacre, sacchettini appesi con una spilla agli indumenti e contenenti piombo, immagini sacre, acini di sale;


-riti esplorativi o diagnostici: rituali relativamente complessi con utilizzo di orazioni segrete, formule, preghiere, piattino con acqua e olio; utilizzo della lingua (segno della croce per 3 volte) sulla fronte del bambino per “saggiare” se è affascinato o meno;


- rituali riparatori: formule, gesti, orazioni segrete o preghiere o segni della croce ripetuti per 3 volte.


Il rito del “piattino con acqua e olio” ha in genere una funzione esplorativa ma si protrae sino alla fase riparatoria, è in un certo senso parte integrante anche della “cura” e viene ripetuto per verificare se il soggetto è guarito.


Persone deputate a portare la guarigione: donne, in genere anziane, che hanno appreso la pratica per via segreta o iniziatica spesso tramandata di generazione in generazione a “eredi” prescelti e/o considerati predestinati, attraverso in ogni caso una vera e propria iniziazione.


Il bacio o lo sputo sono rituali preventivi istantanei atti a scongiurare l'effetto dell'affascino esercitato anche involontariamente, cosicché se viene rivolto un complimento a una donna o a un bambino/a si può istantaneamente rimediare con uno dei suddetti gesti riparatori onde evitare di “infascinare”.


Ma il bacio è anche veicolo di affascino e molto spesso anche perseguitabile infatti di una storia vissuta realmente di persecuzione e incarcerazione ne troviamo gli atti alla Curia di Oria in cui Giuseppe Rizzo denuncia Camilla Rubino di Latiano, perché definita maga, e sotto l’effetto di un fascinum nel 1722.


Camilla Rubino è accusata dal Tribunale del Santo Officio di Oria, nel 1722, di praticare la fascinazione; in particolare, è accusata di aver affascinato con i complimenti e di aver rafforzato l'“affascino” con i baci, dati alla sua vittima con la scusa di doverli utilizzare a fini preventivi:


“ li voleva dare tre baggi per non essere affascinata, ed infatti accostatasi la

baggiò trè volte in faccia e all'istesso tempo detta Anna Maria s'intese come tre

chiodi e punture acutissime sul cuore, uno però era più amaro degli altri […] e

dall'ora in poi li sopravvenne inquietudine e perdì affatto l'appetito non potendo

gustare altro se non qualche poco d'acqua e in tanto stava qualche poco quieta se

la metteva un vaso d'acqua avanti agli occhi e trattenutasi così per lo spazio di

dodici giorni circa, doppo aver sola fatta fare dalla di sua madre molta

preghiera, andò di nuovo detta Camilla in casa d'essa Anna Maria, e

ribaggiàtala trè volte in faccia subito si sentì all'istesso levare quelle tre punture

dal cuore […] li sopravvenne l'appetito, ed incominciò a rifarsi, vero bensì li

restò l’utero gonfio in tre parti che poi a poco a poco li sgonfiò”


Anche la masciàra Giustina Quaranta, denunciata e processata a Oria nel 1742 e incarcerata nel gennaio dell'anno successivo, era temutissima per le sue arti magiche, e per la sua capacità di ammaliare con gli occhi: difatti, secondo l'accusa di Carmina De Tomaso lei stessa vanta questo potere, nel momento in cui una delle sue vittime gli fa presente di essersi rivolta ad un sacerdote:


“altercatasi la detta Giustina con mio padre à riflesso che diceva alla medesima

che detto mio padre era stato da Monsignor ill.mo, detta Giustina soggiungeva,

che Monsignor non l'avrebbe fatto cosa alcuna che li bastava l'animo incantarlo

con l'occhi...


L'inquisitore descrive le capacità di Giustina di provocare infermità con parole, sguardo e “toccamenti” e, allo stesso modo, di “sanare”:


“ I testimoni che hanno deposto e testificato che essa costituita si avesse servita

di cosa superstiziosa, e che con parole, colla sua vista, i suoi toccamenti avesse

fatto ammalare, e rispettivamente sanare alcune persone, anzi che con sua bocca

essa costituita abbia detto di aver fatto morire più persone...


Nell'ambito delle credenze sulla fascinazione, l'acqua riveste un ruolo molto importante.

La sua presenza è difatti multifunzionale: è parte integrante del rituale di “sfascinazione”, sia nella sua parte esplorativa che in quella riparatoria. La bacinella d'acqua è utilizzata per capire se il soggetto è “infascinatu” attraverso il rito dell'olio versato in acqua sia nell'ambito del successivo e consequenziale procedimento di sfascinazione.

Inoltre, l'acqua è l'unico alimento che il “malato” riesce ad ingerire, ed ha per di più la funzione di acquietarlo se posta dinanzi ai suoi occhi.


Interessante è l’uso degli amuleti che venivano usati per proteggere dal fascinum, uno di questi forse anche uno dei più importanti e bizzarro era il simbolo del fallo, che a livello preventivo si indossava discretamente in un piccolo sacchetto per evitare attacchi da sguardi malefici e difendersi dalle male lingue.


Con amore

Carla



Liberamente scritto e ispirato dalle ricerche del professore Gianfranco Mele:
Fascinazione: i riti, i simboli, le guaritrici le affascinatrici e le vittime


IMG Copertina: Sulla vetta, olio su tela, 1903. Pascal-Adolphe-Jean Dagnan-Bouveret (Francese, 1852-1929)._edited

Carla Babudri 2021 © Tutti i diritti di scrittura sono riservati

 

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