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I sacri riti del sangue femminile


Le mestruazioni oggi sono un tabù, qualcosa di cui vergognarsi, da nascondere o peggio,

ignorare.

La società consumista ci impone di vivere come se non esistessero, compiendo le nostre ordinarie attività senza alcun riguardo per i mutamenti e i bisogni del nostro corpo, della nostra mente e del nostro spirito.

Tuttavia, in passato il momento del sanguinamento era di particolare importanza per le comunità matriarcali era considerato espressione della sacralità e del ruolo spirituale della donna.

Quando ho compreso questo, mi sono sentita come se avessi finalmente ricordato una parte importante di me stessa, ma mi sono sentita anche violata dalla forma mentis patriarcale ed espropriata della mia natura. Ho sentito che questo ‘stupro’ aveva avuto ripercussioni non solo sulla psicologia di tutte le donne e sull’immaginario collettivo, ma sulla società intera.

Precisamente sul modo (squilibrato) in cui la nostra società si relaziona al mondo e alla natura, faccio discendere dunque il non-rispetto della terra dalle violazioni nei confronti della donna, poiché i ritmi naturali di entrambe sono connessi e posti in una relazione di inter-dipendenza. Si aggiunga anche l’immediata analogia tra la donna e la Grande Madre, oltre allo schema ‘donna – madre – terra’.

Le connessioni tra il femminile e il cosmo prendono le mosse, oltre che da questioni biologiche, anche da questioni etimologiche. Come è noto, il termine ‘mestruazione’ deriva dal latino ‘mens’ e dal greco ‘men, menos’ che significano luna, mese e misura.

Alle origini dell’umanità, era il ciclo mestruale a determinare la misurazione del tempo poiché corrispondente al ciclo della luna, infatti la donna mestrua o ovula alternativamente vicina alla luna piena o nuova. I primi calendari erano dunque di tipo lunare, come testimoniano alcuni ritrovamenti di bastoni a forma di mezza luna con incise 13 tacche che rappresentavano i 13 mesi lunari di 28 giorni, come i cicli mestruali delle donne. In aggiunta, la radice “me” o “ma” richiama anche il termine ‘mana’ (l’energia cosmica per i malesiani) e dallo stesso termine deriva la parola ‘madre’ (mother, mutter, mère, etc).

Per questo loro particolare allineamento con la luna e per la loro capacità di creare la vita, le donne, in epoca matriarcale , erano considerate sacre dalla comunità.

A maggior ragione durante le mestruazioni, quando erano più fortemente in contatto con le energie cosmiche, erano capaci di profezie, sogni e visioni utili a guidare l’intera tribù.

Nelle tradizioni di alcuni nativi americani, le donne mestruate erano solite ritirarsi nelle cosiddette ‘tende della Luna’ in una dimensione di sorellanza, dove si isolavano dalla comunità per sperimentare il loro potere: pregare, meditare, fare guarigioni, suonare il tamburo, cantare e divinare.

In quel particolare momento, le donne erano ritenute potentissime a livello spirituale poiché in grado di attraversare i diversi mondi e diventare una sorta di intermediario tra il ‘qui’ e ‘ l’oltre’, tra gli spiriti e gli uomini, riportando messaggi importanti per il benessere della collettività: una funzione di fondamentale importanza per una comunità di tipo sciamanico. Le donne dovevano isolarsi non perché fossero impure (come è stato fatto credere dalle religioni monoteiste e patriarcali) ma perché erano tabù – nel senso originario del termine, cioè ‘sacre’ – estremamente potenti, dunque avevano bisogno di vivere quella particolare condizione come una sorta di viaggio spirituale.

Non solo il momento del sanguinamento era considerato di estrema importanza, ma anche tutta una serie di momenti di fondamentale cambiamento per una donna: il menarca, la gravidanza, il parto e la menopausa.

La vita femminile era dunque interamente permeata di un senso di misticismo, tutto ruotava intorno alla sacralità del corpo femminile e le sue metamorfosi erano considerate espressione carnale del mistero della vita e della morte.

Ogni momento di transizione dell’esistenza umana era dunque segnalato alla comunità tramite un particolare rituale.

In conclusione, vorrei dire a tutte le donne che il sangue mestruale non è una vergogna, non è una colpa, non è un inconveniente da nascondere. Esso è ciò che connette le donne al ciclo della vita, della morte e della rinascita. La donna contiene in sé un processo di trasmutazione, in cui si rigenera periodicamente e rinasce sotto nuova forma, esattamente come la Donne che si Rinnova.

Fonte:https://nuovefinzioni.wordpress.com/2015/09/26/le-donne-in-rosso-i-sacri-riti-del-sangue-femminile-di-jennifer-poli/

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