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Il potere della strega Baba Jaga nella storia di Vassilissa


Amo molto il racconto di Vassilissa è uno dei miei preferiti tratto dal libro:

“Le donne che corrono con i lupi” di Clarissa Pinkola Estes.

La storia ha origini antiche ed è molto famosa nel folclore russo per il personaggio di Baba Jaga.

La storia racconta della bella Vassilissa che vive con una crudele matrigna e due brutte sorellastre, che cospirano contro di lei per ucciderla. Dopo diversi tentativi falliti, le dicono con grande crudeltà di andare a prendere il fuoco dalla vecchia strega nei boschi Baba Jaga, perché in casa non ne hanno più e potrebbero morire tutti di freddo.

Vassilissa buona e gentile, con la sua bambolina nella tasca, regalata dalla mamma in punto di morte, si dirige verso il bosco andando direttamente verso casa della strega.

Sapeva che mangiava umani come una persona mangia i polli, ma coraggiosa, si incamminò comunque…

Baba Jaga è una strega che adotta la posa di un rospo, con le braccia lunghe come rami, tiene una scopa consumata tra le mani, le sue labbra sottili sono cascanti come i suoi occhi, ciocche di capelli ribelli fluttuano sulla schiena.

La brutta strega accoglie la ragazza e anziché sfamarsi con lei, la costringe a svolgere una serie di compiti domestici apparentemente impossibili come la separazione dei chicchi di riso dai chicchi di grano prima dell’alba.

Grazie all’aiuto e il sostegno della sua bambolina, Vassilissa ha successo, e così guadagna una delle lanterne a forma di teschio che adornano la casa di Baba. E mentre sta per tornare a casa, proprio quella lanterna, con il suo fuoco perennemente acceso, andrà ad avvolgere la sua orribile famiglia nelle fiamme, liberandola dalla loro tirannia.

In questa storia una vecchia e brutta strega, agisce non come cattiva ma bensì da salvatrice, aiutando Vassilissa.

La storia di Vasillissa racconta come recuperare l’intuizione in tempi in cui i paradossi sono preponderanti: Baba Jaga attende di essere scoperta da coloro che vanno oltre le forme e hanno il coraggio di affrontare il buio delle loro ombre per trasformarsi, andando ben oltre i limiti della società umana, carica di moralità e di poca essenza.

Anche se Baba appare minacciosa, è collegata direttamente alla sua femminilità più selvaggia, la madre ambigua, la cui duplice natura di generativa e cannibale si riflette come paradosso fondamentale della natura. Oggi Baba Jaga attrae le donne che rifiutano le norme sociali e il potere che viene sostenuto da questa falsa moralità.

Quelle donne che, stufe della tirannia della bellezza e delle forme, decidono di immergersi nel proprio mondo interiore, nelle profondità della terra, calda e ardente.

Tirare fuori il potere di Baba Jaga può spaventare, ma in realtà non è qualcosa che distrugge, ma anzi che arricchisce e sveglia da questo “stato dormiente” che tanto caratterizza questi tempi.

La paura dell’ignoto paralizza la rigenerazione e la nuova vita.

Tutto il disagio che sentiamo è in realtà la trasformazione che gira le ruote.

Quindi, possiamo considerare questo disagio come qualcosa di potente che ci batte dentro: simile alla marea, una forza vitale rinnovante, non legata dal tempo, desidera liberarsi…

Con amore

Carla

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