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CATERINA DA SIENA - UNA MISTICA TRASGRESSIVA


Caterina Benincasa nasce a Siena nel 1347, in una famiglia agiata.


A 6 anni ha la prima visione: mentre si reca a trovare la sorella maggiore, secondo il suo primo biografo Raimondo da Capua, vede “Cristo assiso in trono, sul tetto del Convento di San Domenico”. Gesù le rivolge la parola chiedendole “Che fai tu qui? Perché non vieni?”. La bambina, spaventata, si rifugia in una grotta dove resterà tutta la giornata, fino a quando la farà uscire uno dei fratelli, a tarda sera.


A 15 anni l’inizio della sua conversione. Muore di parto la sorella maggiore: Caterina, devastata dal dolore, si confessa e fa voto di castità. Quando i genitori la vogliono sposa del cognato vedovo, si oppone categoricamente “gettandosi a corpo morto nell’ascesi e nella devozione, si tagliò i capelli da sola in segno di penitenza, allo scopo di rendere manifesta la decisione irrevocabile di consacrare la propria verginità a Cristo”.


Per farla desistere, i genitori la rinchiudono per tre anni in un angusto sottoscala, dove si ciba solo di pane e acqua.

Alla fine, con fermezza, Caterina mette i genitori davanti a un aut-aut: o accettano la sua vocazione o si lascerà morire. Davanti a questo, il padre le permette di avere una sua stanza personale dove poter meditare e pregare e recuperare la salute.


Ma il periodo storico non prevede che in una casa ci sia una ragazza nubile e oltretutto la vita monacale dell’epoca, tutt’altro che devota e spirituale, non è certamente adatta al rigore e all’ascesi di Caterina, la quale matura nel frattempo l’avversione per “la famiglia carnale, che costituiva ai suoi occhi il principale ostacolo all’incontro con Dio, e il rifiuto del ruolo di sposa e madre assegnatole dalla società”. In questo periodo di reclusione casalinga riceve la visita di alcuni frati domenicani che le insegnano a leggere il breviario e la iniziano allo studio della teologia.


Quando, allora, Caterina Benincasa diventa Caterina da Siena?



Santa Caterina
Santa Caterina di Rutilio Manetti - Siena 1571.

André Vauchez è un importante storico medievista francese che si occupa principalmente di storia della spiritualità cristiana.

Già dal titolo questa agiografia ci propone il profilo di una mistica sui generis.


In cosa è stata trasgressiva Caterina?


Innanzitutto rifiutò categoricamente il ruolo di moglie e madre, destinazione a cui le donne dell’epoca erano abbonate, preferendo una famiglia spirituale e non carnale. Non cedette di fronte al diniego della famiglia di poter vivere la sua vocazione, ricattò i genitori riuscendo a spuntarla e a dedicarsi alla meditazione e all’ascesi.


Quando la reclusione casalinga le andò stretta, per uscire di casa da sola (avvenimento sacrilego nella società dell’epoca) le fu consigliato, da alcuni frati domenicani che avevano preso a visitarla, di aderire alla confraternita femminile delle penitenti dette Mantellate, che dipendeva dal convento di San Domenico.

In questo modo, promettendo di vestire l’abito fino alla morte, dimostrava pubblicamente di rinunciare al matrimonio, pur non pronunciando i voti.


Rimase laica consacrata fino alla morte (avvenuta a soli 33 anni) e questo le permise di sviluppare la sua cultura religiosa, frequentando i sermoni e le lezioni mensili.


Ma ciò che contraddistingue Caterina in modo specifico è il suo impegno non solo spirituale, caritatevole ma anche politico/religioso.

Diverse sono le lettere che scrisse a prelati, a sovrani per protestare per queste o quelle azioni che lei riteneva tiranniche e contrarie alla giustizia.


Ebbe molte visioni di Cristo, il quale le inflisse anche le stigmate, solo a lei visibili, affermando che erano chiare dentro di lei e che non era necessario vederle.


Non entrò mai in monastero, pur non disdegnandone l’esistenza, perché era troppo libera e anche rigorosa per le condizioni in cui versavano la maggioranza dei conventi (in cui le abitudini di vita erano spesso più secolari che altro) e perché la sua convinzione era che “l’essenziale sia incontrare Dio e che questo sia possibile in qualsiasi contesto e rimase entro la logica dell’incarnazione rivelatale da Cristo, ritenendo che la vita si collochi nella Storia, e che lì si giochi il destino soprannaturale degli uomini”.


Figura importantissima Caterina da Siena (canonizzata nel 1461), perché con il suo esempio ha inaugurato una nuova stagione per le donne dell’Occidente.


È una delle quattro sante nominate dottori della Chiesa.


Il libro è densissimo di dettagli, Vauchez non mostra, almeno in questo caso, di possedere il dono della sintesi, per questo consiglio una posologia giornaliera minima.


Lo consiglio vivamente

Con Amore

Carla












EDITORE Laterza2018



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